IMPORTANZA DEI PROBIOTICI E PREBIOTICI NELLA DIETA DURANTE LA PANDEMIA COVID-19

I batteri intestinali possono contribuire alla difesa contro potenziali patogeni, promuovendo interazioni immunitarie benefiche? E’ il tema che andrò ad approfondire in questo articolo.

È stato riscontrato durante questo periodo pandemico che i pazienti con il COVID-19 causato da SARS-CoV-2 mostrano differenti manifestazioni cliniche con gravità diverse, incluso il coinvolgimento enterico.

È noto che i batteri presenti nel nostro intestino possono contribuire alla difesa contro potenziali patogeni, promuovendo interazioni immunitarie benefiche.

L’intestino umano ospita centinaia di diverse specie di batteri, compresi anche funghi e virus e con un numero complessivo di cellule batteriche che supera l’intero ammontare di quelle che compongono il corpo umano, formando un vero e proprio ecosistema che svolge ruoli fisiologici estremamente importanti per la salute dell’ospite, tanto da essere considerato un “organo microbico”.

Alterazioni del microbiota intestinale nei pazienti con COVID-19

Recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato che l’infezione da SARS-CoV-2 ha perturbato l’integrità del microbiota intestinale e che tale perturbazione è risultata associata alla gravità della malattia.

I soggetti che avevano una maggiore permeabilità intestinale e una ridotta diversità del microbiota intestinale hanno avuto una prognosi più scarsa.

Numerosi studi attuali stanno analizzando il ruolo dei probiotici nel prevenire e ridurre la suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 negli operatori sanitari e nei pazienti affetti.

Tali ricerche sono ancora in fase di studio, tuttavia l’importanza del microbiota nella salute in generale è già noto da diversi anni.

Un approccio per rafforzare la barriera intestinale e abbassare gli stati pro-infiammatori è quella di adottare una dieta più diversificata, ricca di prebiotici e probiotici.

Esistono numerosi tipologie di prebiotici, alcune sono:

  • Frutto-oligosaccaridi, presenti in diversi vegetali come la banana, la cipolla, i legumi, il pomodoro e il carciofo;
  • Beta- glucani, presenti nella crusca e nell’avena;
  • Inulina, si ricava soprattutto dalla radice di cicoria ma anche da orzo, grano, avena, aglio, cipolla e altri vegetali.

Le linee guida per una corretta alimentazione consigliano di assumere 25-30 g di fibra al giorno, ovvero 5 porzioni quotidiane tra frutta e verdura. Il mio consiglio è inoltre di assumere quotidianamente prodotti a base di farina integrale, consumare 2-3 volte a settimana legumi e introdurre nella propria alimentazione anche orzo e avena.

Quando si introduce una giusta quantità di fibra attraverso l’alimentazione, questa arriva nell’intestino e viene scissa anche con l’aiuto di enzimi del microbiota. Attraverso questo processo vengono sintetizzate molecole denominate acidi grassi a catena corta che alterano il pH dell’apparato digerente rendendolo inospitale per le specie nocive.

Concludendo, le conoscenze sulla relazione tra dieta, microbioma e salute umana aprono la strada per lo studio di interventi nutrizionali innovativi, basati sulla modulazione del microbiota e delle sue attività attraverso la dieta per il trattamento e la prevenzione delle malattie in cui il microbioma è coinvolto.

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